venerdì 13 gennaio 2017

A PIEDI NUDI

A piedi nudi
Una diecina d’anni fa vidi  per la prima volta un uomo che camminava a piedi nudi vestito con una giacca a righe rosse e gialle, una maglietta e un pantalone a mezza gamba  che evidenziava il suo essere scalzato.
Circondato da tre piccolissimi cagnolini, chiedeva l’elemosina  ritto e fermo nello stesso punto della strada per ore.
In estate e in inverno i suoi piedi restavano a contatto con l’asfalto.
Un giorno gli domandai perché non portasse le scarpe e lui rispose “Io devo andare così”.
Oggi lo rivedo dopo molto tempo, seduto in una via del centro senza i suoi cagnolini. Mi fermo, lo saluto: “Ciao è da molto che non ti vedevo, dove sei stato?” mi riconosce e mi saluta, qualcuno ogni tanto lo ospita, lo invita a cena e a dormire.
Mi chiede scherzando se ho una stufa per riscaldare i suoi piedi, li guardo, li tiene nudi e poggiati in un pantalone felpato.
La moda di vivere a piedi nudi, barefooter o scalzisti, diffusa in tutto il mondo occidentale, vanta diverse associazioni e siti internet.
La filosofia degli scalzisti è ritornare in contatto con la natura, essi appartengono ad ogni livello della scala sociale.
Dopo i primi passi, a mano a mano che i piedi si abituano, la pianta si riveste di cuoio ed ecco perché non sentono il caldo o il freddo dell’asfalto.
“E i tuoi cagnolini?” gli chiedo, essi facevano parte della scena che l’uomo offriva ai passanti: un personaggio uscito dal teatro brechtiano, uno che pareva opporsi alle consuetudini (invece gli scalzisti non sono né oppositori né rivoluzionari).
Il suo unico cane rimastogli lo ha lasciato a casa, probabilmente dove passa la notte quando viene nella nostra città.
“Taranto è una bella città però da stamattina mi hanno dato solo cinque euro, il denaro è solo per i neri”.
Gli africani fuggono dai loro paesi “Tu invece sei europeo, la gente si chiede come mai, tu che sei europeo, vivi così!”.
Lui non risponde, gli domando: “Sei austriaco?”, “No, sono nato in Spagna, mia madre è spagnola mio padre è tedesco. Fino a sei anni ho vissuto in Spagna poi mi sono trasferito in Germania, ma, a sedici me ne sono andato perché la Germania non mi piace” e fa una smorfia quasi di disgusto.
In Italia vive a Taranto o a Potenza, gli piacerebbe vivere sempre da noi, ma, la gente non lo sostiene.
Mentre parla si evidenzia l’accento tedesco, gli chiedo il suo nome, non capisco bene la pronuncia delle lettere, me le scandisce, “Ilmar come: IL MARE. E tu come ti chiami?” “Mi chiamo Letizia. Ciao Ilmar”.

Letizia Lo Prete





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