Si prega leggere un appello dei soci dell’Associazione "Contro le Barriere", al seguente link:
http://controlebarriere.blogspot.it/2017/01/i-soci-dell-associazionecontro-le.html
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BRUXELLES. L’European Accessibility Act, ovvero la direttiva europea per l’accessibilità, rischia di essere quel che si dice un “buco nell’acqua”.
Il
testo elaborato dalla Commissione europea, ora passato in esame al Parlamento
europeo, sta infatti subendo modifiche e correzioni che rischiano di ridurne
drasticamente la portata e le finalità, rendendolo “inutile” per le persone con
disabilità che da anni lo attendono.
La denuncia arriva da tre reti europee:
Edf, Age e Anec, che per il 6 marzo prossimo hanno indetto una manifestazione a
Bruxelles, dalle 12 alle 15, davanti al Parlamento europeo, per chiedere agli europarlamentari
di assumere una posizione più “ambiziosa” in questa importante battaglia per
l’abbattimento delle barriere fisiche, tecnologiche e culturali in Europa.
Nel
mirino ci sono soprattutto le modifiche apportate al testo dalla Commissione
per il mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco), che ha
pubblicato la sua bozza di documento il 6 gennaio scorso.
Così, pochi giorni dopo, Edf, Age e Anec si appellavano ai membri del
Parlamento europeo, indirizzando a loro una lettera aperta: “Il disegno di
direttiva dell’Imco annacqua la proposta della Commissione europea e rischia di
condurre a una posizione poco ambiziosa del Parlamento europeo, che non
rappresenterà gli interessi e i diritti dei consumatori europei, compresi gli
80 milioni di cittadini disabili”, scrivevano. In particolare, “l'articolo 9
della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
(CRPD) obbliga le parti a garantire l'accesso 'su base di uguaglianza con gli
altri, all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione
(…) sia nelle aree urbane e nelle zone rurali'. La proposta di legge –
osservano le organizzazioni - prevede invece che solo alcuni prodotti e servizi
debbano essere accessibili”.
Le organizzazioni entrano quindi nel dettaglio della proposta, indicandone,
punto per punto, criticità e lacune “che rischiano di influenzare negativamente
gli scopi, i requisiti di accessibilità, i collegamenti con altri atti
dell'Unione, le definizioni e i meccanismi che le persone con disabilità
possono utilizzare per denunciare”. Se queste criticità non saranno corrette,
spiegano le organizzazioni, “la proposta di legge non porterà alcun reale
miglioramento nella vita dei cittadini dell'Unione europea”.
Ed ecco i punti critici:
primo, “si rimuove completamente il riferimento
all'accessibilità dell'ambiente costruito”;
secondo, si eliminano “i requisiti
fondamentali di accessibilità dall'allegato I, a favore di criteri generali di
prestazione funzionale, indipendentemente dalla natura dei prodotti e servizi
interessati”;
terzo, “si escludono le piccole imprese dall'ambito di
applicazione”;
quarto, si sostiene, a torto, che “i requisiti di accessibilità
esistenti nel settore dei trasporti siano sufficienti”;
quinto, si
indeboliscono “i riferimenti ad altri atti dell'Unione che menzionano
l'accessibilità”.
Per le organizzazioni, è una grande delusione, dopo che “negli ultimi cinque
anni, il Parlamento europeo ha espresso in una moltitudine di occasioni e
risoluzioni il suo sostegno a un atto europeo sull'accessibilità che fosse
ambizioso e fortemente vincolante per migliorare l'accessibilità di beni e
servizi nel mercato europeo per le persone con disabilità”.
Ora,il disegno di
legge appare decisamente debole rispetto a quanto ci si attendeva: “nel momento
in cui i principi fondamentali dell'UE sono sfidati – scrivono le
organizzazioni - riteniamo che il Parlamento europeo debba dimostrare ai suoi
cittadini che può e deve migliorare la loro vita.
Il Parlamento può contribuire
a rendere l'UE leader mondiale in materia di accessibilità e innovazione,
stimolando il mercato interno dei prodotti e servizi accessibili”.
L'Accessibility Act, insomma, così come è stato pensato e disegnato, sarebbe
una grande occasione mancata.
Per questo, le organizzazioni esortano “i
deputati ad adottare una posizione che assicuri all'Accessibility Act di essere
all'altezza del suo compito, capace di rendere davvero l'Europa più accessibili
e lungimirante”.
Ora, dopo la lettera, arriva la protesta: ce ne spiega le ragioni Rodolfo
Cattani, membro dell’Edf. “Attendiamo questa importante direttiva da molto
tempo: ci aspettavamo (e proponevamo) che fossero accessibili tutti i prodotti
e i servizi che le persone utilizzano normalmente, nonché l’ambiente cosiddetto
costruito. Questo, nella convinzione che l’accessibilità sia possibile e che
non sia necessariamente un costo alto, come molti sostengono.
Col tempo e con
gli anni si è infatti dimostrato che l’accessibilità non costa molto se viene
subito inserita nel prodotto, mentre costa molto se introdotta in un secondo
momento e solo da alcune aziende: così si crea infatti un monopolio di
tecnologie assistite, molto dispendioso perché di nicchia, i cui costi peraltro
pesano soprattutto sulle casse statali, visto che in molti casi si tratta di
prodotti pagati dal servizio pubblico.
Non crediamo che problema di
accessibilità possa essere risolto al 100% ma gran parte delle cose può
diventare accessibile. Ma l’accessibilità può costare poco e l’esempio degli
Usa lo dimostra bene: il governo federale non compra nessun prodotto che non
abbia l’accessibilità garantita.
Così, i produttori si sono trovati
nell’obbligo di rendere i prodotti accessibili. E chi li produce più
accessibili ne vende di più”.
Questo doveva quindi essere il punto di partenza e il principio ispiratore
dell’Accessibility Act, che avrebbe dovuto avere il compito di garantire
l’accessibilità ovunque possibile, tanto nei prodotti, quanto nei servizi e
negli ambienti.
Accade però che “al Parlamento europeo, dove siamo sempre stati
sostenuti, ci imbattiamo in questa Commissione in cui c’è poca consapevolezza
delle problematiche della disabilità e una forte prevalenza di una cultura
liberista estrema. Qui incontriamo dunque, inaspettate
difficoltà con il relatore.
Mentre il testo elaborato dalla Commissione
europea, seppur migliorabile, era una buona base di partenza, adesso la
commissione lo sta trasformando in una buffonata: vogliono togliere
l’accessibilità delle comunicazioni, per metterle in un’altra direttiva, che
però ancora non esiste; vogliono far fuori l’accessibilità dell’ambiente
costruito, per noi fondamentale: e vogliono escludere le piccole imprese,
sostenendo, a torto, che un direttiva del genere le ucciderebbe.
Ma la
direttiva che hanno in mente loro, a noi non servirebbe a nulla. Scenderemo
quindi in piazza, lunedì, perché vogliamo che questa legge passi in una forma
decorosa, anche se siamo consapevoli che dovremo accettare delle limitazioni.
Non siamo però disposti ad accettare questa presa in giro.
Portare in pazza le
persone con disabilità è sempre tanto complicato, tanto più se parliamo di
paesi diversi. Ma cercheremo comunque di far sentire la nostra voce”.
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