lunedì 30 gennaio 2017

Aggiornamento guida alle agevolazioni fiscali per le persone con disabilità


Aggiornamento guida alle agevolazioni fiscali per le persone con disabilita: Gennaio 2017
vi rimandiamo al seguente link: 
http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/Nsilib/Nsi/Agenzia/Agenzia+comunica/Prodotti+editoriali/Guide+Fiscali/Agenzia+informa/pdf+guide+agenzia+informa/Guida_Agevolazioni_persone_con_disabilit%C3%A0.pdf

I soci dell’Associazione "Contro le Barriere", nel nuovo anno incominciato da poco, vi rivolgono questo appello caloroso, sperando che comprendiate le motivazioni che li hanno spinti a farlo. 

Con soli 8,33 centesimi di euro al giorno (30 euro annuali) potresti diventare socio della nostra Associazione, dimostrando la tua solidarietà a chi, quotidianamente, si adopera per migliorare le condizioni sociali delle persone con disabilità (bisogni espressi e non espressi), battendosi per la rimozione degli ostacoli fisici (barriere architettoniche), morali (barriere culturali), delle barriere visive e della comunicazione, nonché per migliore la condizione delle persone che vivono in condizioni di svantaggio economico.

Siamo un Associazione, nata nel 2000, e, fino ad ora, non abbiamo mai esternato pubblicamente il bisogno di chiedere di associarsi al nostro sodalizio, perché credevamo, che, con le nostre poche forze economiche e quei pochi contributi ricevuti, da alcuni privati (anche con il 5 x 1000), al quale va il nostro plauso, potevamo sostenere le spese per poter svolgere le nostre attività e per tenere aperta una sede tutti i giorni della settimana, a volte, anche, durante le festività, per svolgere le seguenti attività: dibatti pubblici, ludico-ricreative, incontri di auto aiuto, laboratorio di oggettistica, progettazione, sportello informativo, supporto e disbrigo prative, nonché consulenza socio-sanitaria, legale e fiscale.
Invece, ci siamo resi conto che, se vogliamo continuare a svolgere le nostre attività ed aggiungerne altre, abbiamo bisogno di aumentare il numero di soci, non solo dal punto di vista meramente economico, ma, anche, per aggiungere un valore morale in più, in modo tale da essere più incisivi nelle nostre rivendicazioni.
Al seguente link:
è pubblicata la domanda di adesione alla nostra Associazione, nel caso vogliate accogliere il presente appello, che potrete compilare ed inviarcela come raffigurato nelle immagini sottostanti, allegandoci, possibilmente, anche una vostra foto, riferendoci la vostra disponibilità per incontrarci per apporre le firme della domanda in oggetto.


Per conoscerci meglio, attraverso le attività principali svolte in 17 anni di vita, cliccate sul seguente link: http://controlebarriere.blogspot.it/2017/01/chisiamo-e-cosa-facciamo-siamo_94.html

Infine, al seguente link:
potete visionare lo Statuto associativo in vigore



venerdì 27 gennaio 2017

I soci dell’Associazione "Contro le Barriere", vi rivolgono questo appello caloroso, sperando che comprendiate le motivazioni che li hanno spinti a farlo. 

Con soli 8,33 centesimi di euro al giorno (30 euro annuali) potresti diventare socio della nostra Associazione, dimostrando la tua solidarietà a chi, quotidianamente, si adopera per migliorare le condizioni sociali delle persone con disabilità (bisogni espressi e non espressi), battendosi per la rimozione degli ostacoli fisici (barriere architettoniche), morali (barriere culturali), delle barriere visive e della comunicazione, nonché per migliore la condizione delle persone che vivono in condizioni di svantaggio economico.
E' possibile anche aiutarci inviandoci dei contributi intestando all'Associazione Contro le Barrier bonifici al seguente codice IBAN: IT62Q0335901600100000060342

Siamo un Associazione, nata nel 2000, e, fino ad ora, non abbiamo mai esternato pubblicamente il bisogno di chiedere di associarsi al nostro sodalizio, perché credevamo, che, con le nostre poche forze economiche e quei pochi contributi ricevuti, da alcuni privati (anche con il 5 x 1000), al quale va il nostro plauso, potevamo sostenere le spese per poter svolgere le nostre attività e per tenere aperta una sede tutti i giorni della settimana, a volte, anche, durante le festività, per svolgere le seguenti attività: dibatti pubblici, ludico-ricreative, incontri di auto aiuto, laboratorio di oggettistica, progettazione, sportello informativo, supporto e disbrigo prative, nonché consulenza socio-sanitaria, legale e fiscale.
Invece, ci siamo resi conto che, se vogliamo continuare a svolgere le nostre attività ed aggiungerne altre, abbiamo bisogno di aumentare il numero di soci, non solo dal punto di vista meramente economico, ma, anche, per aggiungere un valore morale in più, in modo tale da essere più incisivi nelle nostre rivendicazioni.
Al seguente link:
è pubblicata la domanda di adesione alla nostra Associazione, nel caso vogliate accogliere il presente appello, che potrete compilare ed inviarcela come raffigurato nelle immagini sottostanti, allegandoci, possibilmente, anche una vostra foto, riferendoci la vostra disponibilità per incontrarci per apporre le firme della domanda in oggetto.


Per conoscerci meglio, attraverso le attività principali svolte in 17 anni di vita, cliccate sul seguente link: http://controlebarriere.blogspot.it/2017/01/chisiamo-e-cosa-facciamo-siamo_94.html

Infine, al seguente link:
potete visionare lo Statuto associativo in vigore


giovedì 26 gennaio 2017

Ombre sul decreto sull'inclusione, a proposito dei nuovi L.E.A.

Decreto sull'inclusione: un eccesso di delega?

di Carlo Giacobini*

ROMA. Al momento c’è un aspetto che sembra essere sfuggito ai primi commenti sullo Schema di decreto legislativo recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, l’Atto del Governo n. 378 approdato all'esame delle Camere in questi giorni. Questa lacuna è comprensibile, visto che il testo desta perplessità per altri aspetti a tutta prima più rilevanti.
Veniamo subito al punto: cogliendo l’occasione della delega sulla inclusione scolastica, l’Esecutivo mette mano, in modo più complessivo, sulle più complessive procedure e competenze in materia di riconoscimento dell’handicap (Legge 104/92). 
L’eventuale eccesso di delega è questione che spetta ad altri rilevare e, se del caso, frenare. Qui ci limitiamo ai testi.

All'interno del Decreto, dunque – che vorrebbe appunto promuovere l’inclusione scolastica -, vi sono due articoli, il 5° e il 6°, che trattano di Certificazione e valutazione diagnostico-funzionale e delle Commissioni Mediche preposte a tale attività. 
L’intento espresso vorrebbe essere quello di garantire un maggiore rigore e una maggiore omogeneità nella definizione del quadro diagnostico e funzionale
Ma l’altro intento è quello di garantire una razionalizzazione delle risorse e un’omogenea distribuzione delle stesse in relazione al fabbisogno di assistenza, sostegno, trasporto. 
Insomma, evitare abusi.
E in tal senso il Legislatore pensa bene di prevedere una modifica della Legge 104/92, sostituendo il comma 5 dell’articolo 12, che ora quindi andrebbe a recitare: «All'accertamento della condizione di disabilità degli alunni e degli studenti ai sensi dell’articolo 3, fa seguito una valutazione diagnostico-funzionale di natura bio-psico-sociale della disabilità ai fini dell’inclusione scolastica, utile per la formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEl) che è parte integrante del progetto individuale di cui all'articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328»; e sopprimendo i commi 6, 7, 8 dello stesso articolo 12, per aprire la strada a una diversa impostazione e procedura.
Merita solo di appuntare che la mera valutazione diagnostico-funzionale è ben lontana dalla valutazione bio-psico-sociale vagheggiata dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. 
Ed è lontana anche da un’applicazione completa dell’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Essa, infatti, si limita alla valutazione delle limitazioni delle strutture e delle funzioni corporee e non entra nei domini dell’attività e della partecipazione, né in quello dei fattori ambientali. 
In tal senso, i termini «bio-psico-sociali» appaiono come giustapposti e incongruenti, contraddizione che ritroviamo già nel comma successivo, laddove si profila la definizione dei criteri per la definizione della disabilità (attenzione: non solo di “alunno con disabilità”).
Il primo richiamo è prettamente medico: la Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; quindi “bio”, tutt'al più “psico”, ma per nulla “sociale”.
Il secondo richiamo lascerebbe sperare, non tanto nella garanzia dei diritti umani, ma almeno in una più ampia lettura scientifica della disabilità. 
E invece ci si riferisce sì al citato ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma, ancora una volta, per la sola valutazione diagnostico-funzionale. 
Attività, partecipazione, fattori ambientali e relativi indicatori e qualificatori restano fuori, assieme a una scientifica definizione dei facilitatori. 
Ma tant’è.

E veniamo al tema dell’omogeneità, che viene “risolto” affidando all’INPS la competenza, in accordo con Ministero della Salute, di definire le relative linee guida operative valide su tutto il territorio nazionale. 
Ma chi svolgerà le attività di accertamento? Lo farà una nuova Commissione, rimpiazzando, in parte, quelle esistenti
Per comprenderlo, però, bisogna mettere assieme le modifiche legislative proposte.
Nella legislazione vigente, l’accertamento di riferimento è quello previsto dalla Legge 104/92. 
L’articolo 4 di quella norma, infatti, ci spiega come dev'essere costituita la Commissione, ricordando che gli accertamenti «sono effettuati dalle unità sanitarie locali mediante le commissioni mediche di cui all'art. 1 della legge 15 ottobre 1990, n. 295, che sono integrate da un operatore sociale e da un esperto nei casi da esaminare, in servizio presso le unità sanitarie». 
Nel ’92, quindi, si pensò di integrare le Commissioni di accertamento delle minorazioni civili, con un operatore sociale e un esperto nei casi da esaminare. Ma come erano (e come sono) composte quelle Commissioni? 
Ce lo diceva appunto la citata Legge 295/90, ancora in vigore: «Un medico specialista in medicina legale che assume le funzioni di presidente e da due medici di cui uno scelto prioritariamente tra gli specialisti in medicina del lavoro», e precisava (attenzione): «Sono di volta in volta integrate con un sanitario in rappresentanza, rispettivamente, dell’Associazione nazionale dei mutilati ed invalidi civili, dell’Unione italiana ciechi, dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza ai sordi e dell’Associazione nazionale delle famiglie dei fanciulli ed adulti subnormali, ogni qualvolta devono pronunciarsi su invalidi appartenenti alle rispettive categorie».
Pertanto, come da Legge 104/92, la Commissione ad oggi è così costituita: un medico legale, altri due medici, un sanitario in rappresentanza delle Associazioni di categoria, un operatore sociale, un esperto nei casi da esaminare. Sei professionisti a cui si aggiunge obbligatoriamente, dal 2011 un medico INPS.
Che cosa cambia? Lo schema di Decreto licenziato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri introduce, all'art. 6, una novità che pone parecchie perplessità o, ad essere ottimisti, dubbi applicativi. 
In sostanza, si aggiunge un nuovo periodo all'art. 4 della Legge 104/92, scrivendo: «Nel caso in cui gli accertamenti riguardino soggetti in età evolutiva, le Commissioni Mediche di cui alla legge 15 ottobre 1990, n. 295, sono composte da un medico specialista in medicina legale che assume le funzioni di presidente e da due medici, dei quali uno scelto tra gli specialisti in pediatria e l’altro tra gli specialisti in neuropsichiatria infantile. Le Commissioni sono obbligatoriamente integrate dal medico lNPS come previsto dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, art. 19, comma 11».
Dunque, nel caso in cui si tratti di un adulto o di un anziano, continua a valere la disciplina già vigente. 
Nel caso invece di età evolutiva si cambia, con gli specialisti di medicina del lavoro che sono – comprensibilmente – sostituiti da neuropsichiatri e pediatri. Ciò che tuttavia non è chiaro è se permangano gli altri componenti già aggiunti dalla Legge 104/92: l’esperto nel caso da esaminare e l’operatore sociale. E già il fatto che non sia chiaro non è un buon segnale di qualità regolamentare.
Prima però di far comprendere questo vero e proprio “corto circuito”, leggiamo anche il comma successivo dell’articolo 5 dello schema di Decreto. 
Esso prevede che la Commissione sia integrata «da un terapista della riabilitazione, da un operatore sociale e da un rappresentante dell’Amministrazione scolastica con specifiche competenze in materia di disabilità, nominato dall'Ufficio scolastico regionale competente per territorio e scelto tra i docenti impegnati in progetti e convenzioni di rilevanza culturale e didattica».
Lasciamo da parte i dubbi sul terapista della riabilitazione (perché non un logopedista? Un terapista occupazionale? Un esperto in tiflodidattica? ecc.). Lasciamo perdere anche l’inquietante annotazione che tali figure debbano essere integrate «nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente», le quali tendono allo zero… 
Poniamoci invece nuovamente la domanda: quale sarà la nuova composizione? La vecchia Commissione come da Legge 295/90 in cui i due medici del lavoro sono sostituiti da neuropsichiatra e pediatra e integrata dalle nuove figure? Oppure la vecchia Commissione come da Legge 104/92, con il neuropsichiatra, il pediatra e tutte le altre figure già previste e quelle nuove? 
Nel primo caso la Commissione finale sarebbe composta da sette operatori: medico legale, neuropsichiatra, pediatra, operatore sociale, terapista della riabilitazione, rappresentante dell’Amministrazione Scolastica, medico INPS e un sanitario in rappresentanza delle Associazioni di categoria. 
Nel secondo caso, invece, avremmo una commissione composta da dieci operatori: medico legale, neuropsichiatra, pediatra, operatori sociali (due), esperto nel caso da esaminare, terapista della riabilitazione, rappresentante dell’Amministrazione Scolastica, medico INPS e un sanitario in rappresentanza delle Associazioni di categoria.
Sarcasticamente: quali possono essere le performance di un ragazzino osservato da venti occhi? Amaramente: sotto il profilo tecnico è un vero e proprio pastrocchio.
Ma perché inizialmente abbiamo ipotizzato un eccesso di delega? 
Osservando ciò che la “nuova” commissione dovrebbe produrre, notiamo che non si limita certo a quella enfatizzata valutazione diagnostico-funzionale di cui si è sopra accennato, né si limita all'ambito scolastico. 


Infatti: «a) individuano per ciascun soggetto e successivamente alla predisposizione della valutazione diagnostico-funzionale, le tipologie di prestazioni sociali e sanitari e le quantificano; b) accertano il diritto al sostegno didattico, fermo restando quanto previsto ai commi 4 e 5 del presente articolo».
Lo scombiccherato comma successivo restituisce la confusione del quadro: «4. L’individuazione e la quantificazione di cui al comma 3, lettera a) e il fabbisogno assistenziale e per il trasporto nonché l’accertamento del diritto di cui al comma 3, lettera b), sono effettuati esclusivamente sulla base della valutazione diagnostico-funzionale che è distinta dall'accertamento della condizione di disabilità di cui agli articoli 3 e 4 della legge n. 104 del 1992».
Ciò lascerebbe intendere che i sostegni – di qualsiasi natura – derivano da una limitazione delle strutture o delle funzioni corporee, non certo da una valutazione del profilo di funzionamento (quindi contesto, attività, partecipazione, ostacoli, facilitatori).
E in ogni caso, qualunque sia la supposizione, di certo questa nuova procedura ha, per le persone in età evolutiva, ricadute immediate su aree di vita, agevolazioni, sostegni che vanno oltre l'ambito scolastico. 
E su questo l’Esecutivo, nella Legge 107/15, non aveva delega.
In questo modo, infine, sono evidenti le fughe dalla necessità – sancita anche dal secondo Programma di Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità, che è in via di pubblicazione – di una profonda e ben più ragionata riforma dell’intero sistema di riconoscimento della disabilità (quella vera, non la minorazione come in questo caso).

Carlo Giacobini,
Direttore editoriale di «Superando.it».

sabato 14 gennaio 2017

Nuovi LEA, appena nati sono gia' vecchi

Vita.it del 13-01-2017

Nuovi LEA, appena nati sono gia' vecchi

di Sara De Carli

Il premier ha firmato ieri i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, dopo 15 anni di attesa. Molte le critiche dal mondo della disabilità, tant'è che è già previsto un aggiornamento entro il mese di febbraio. La sindrome di down passa da malattia rara a malattia cronica, con la perdita di esenzione per alcune prestazioni, ma solo per le poche persone che non hanno un'invalidità al 100%: a rischio i finanziamenti per la ricerca scientifica.

«Il premier ha firmato i nuovi Lea e il Nomenclatore delle protesi: passaggio storico per la sanità italiana»: così ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, su twitter ha annunciato il via libera definitivo dei nuovi Lea, già approvati dal Parlamento e firmati da lei lo scorso 21 dicembre. Si tratta effettivamente di un aggiornamento atteso da oltre 15 anni e da addirittura per quanto riguarda il nomenclatore tariffario: un’eternità, considerata l’evoluzione delle tecnologie che c’è stata in questi anni. Nei Lea c'è anche il nuovo piano vaccini, che introduce l'anti-papillomavirus per l'uomo, l'anti-pneumococco e l'anti-meningococco B. Vi è l’introduzione dello screening neonatale per la sordità congenita e la cataratta congenita e l'estensione a tutti i nuovi nati dello screening neonatale. C’è la revisione dell’elenco delle malattie rare e lo spostamento tra le malattie croniche di alcune patologie prima considerate malattie rare, come la celiachia e la sindrome di Down.

Tuttavia l’arrivo dei Nuovi Lea non è salutato con favore da gran parte delle associazioni che si occupano di salute e di disabilità, che nei giorni scorsi, al momento dell’approvazione del testo da parte del Parlamento, avevano segnalato tutte le loro prerplessità. «Pur apprezzando lo sforzo delle Commissioni di emendare il testo, questo rimane inemendabile, come avevamo già sottolineato anche in audizione», aveva detto il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, parlando di un testo «che rimane fondamentalmente incoerente». Per Anffas e Aipd il testo «sembra scritto 15 anni fa», e «non comprendiamo perché, in uno schema di decreto a cui si lavora nel 2016, si faccia riferimento a paradigmi e modelli assolutamente obsoleti e non si tenga conto delle indicazioni scientifiche e di diritto di livello internazionale».

Che ci sia qualche problema il testo del Governo lo ammette: i neolicenziati Lea infatti prevedono già un nuovo aggiornamento entro febbraio 2017. A questo proposito è grande la preoccupazione delle associazioni impegnate sulla disabilità, che però – ha già denunciato la Fish - secondo il testo in essere sono escluse «dal monitoraggio e dall’aggiornamento successivo degli stessi LEA».

Quanto all’esclusione della sindrome di down dall’elenco delle malattie rare, Sergio Silvestre, presidente di Coordown, spiega meglio la portata dell’allarme. «La “malattia rara” è definita da precisi parametri di incidenza epidemiologica, che la sindrome di down - è vero - non ha. L'effetto è che alcune prestazioni prima esenti non lo saranno più, ma questo accadrà solo per alcune persone, poiché la maggior parte delle persone con sindrome di down ha un’esenzione totale legata al fatto di avere il 100% di invalidità e questi non avranno problemi dalla novità contenuta nei Lea. Negli anni passati invece, alcune persone sono state riconosciute al 75% per il fatto che storicamente, prima della legge 68, chi aveva il 100% di invalidità non poteva accedere al mondo lavoro, quindi quel 75% era un modo per consentire di accedere al mondo lavoro, una cosa superata con la legge 68: sono queste persone che oggi potrebbero avere qualche difficoltà per alcune prestazioni, le sollecitiamo a far presente alle associazioni il loro caso». La preoccupazione più grande di Silvstre, legata al passaggio da “malattia rara” a “malattia cronica” riguarda la ricerca: «la ricerca sulle malattie rare ha benefici e accesso a canali di finanziamento importati, da cui a questo punto siamo esclusi. Invece la ricerca sta facendo molto ad esempio sull’invecchiamento precoce: queste ricerche ora corrono rischio di impantanarsi».

venerdì 13 gennaio 2017

A PIEDI NUDI

A piedi nudi
Una diecina d’anni fa vidi  per la prima volta un uomo che camminava a piedi nudi vestito con una giacca a righe rosse e gialle, una maglietta e un pantalone a mezza gamba  che evidenziava il suo essere scalzato.
Circondato da tre piccolissimi cagnolini, chiedeva l’elemosina  ritto e fermo nello stesso punto della strada per ore.
In estate e in inverno i suoi piedi restavano a contatto con l’asfalto.
Un giorno gli domandai perché non portasse le scarpe e lui rispose “Io devo andare così”.
Oggi lo rivedo dopo molto tempo, seduto in una via del centro senza i suoi cagnolini. Mi fermo, lo saluto: “Ciao è da molto che non ti vedevo, dove sei stato?” mi riconosce e mi saluta, qualcuno ogni tanto lo ospita, lo invita a cena e a dormire.
Mi chiede scherzando se ho una stufa per riscaldare i suoi piedi, li guardo, li tiene nudi e poggiati in un pantalone felpato.
La moda di vivere a piedi nudi, barefooter o scalzisti, diffusa in tutto il mondo occidentale, vanta diverse associazioni e siti internet.
La filosofia degli scalzisti è ritornare in contatto con la natura, essi appartengono ad ogni livello della scala sociale.
Dopo i primi passi, a mano a mano che i piedi si abituano, la pianta si riveste di cuoio ed ecco perché non sentono il caldo o il freddo dell’asfalto.
“E i tuoi cagnolini?” gli chiedo, essi facevano parte della scena che l’uomo offriva ai passanti: un personaggio uscito dal teatro brechtiano, uno che pareva opporsi alle consuetudini (invece gli scalzisti non sono né oppositori né rivoluzionari).
Il suo unico cane rimastogli lo ha lasciato a casa, probabilmente dove passa la notte quando viene nella nostra città.
“Taranto è una bella città però da stamattina mi hanno dato solo cinque euro, il denaro è solo per i neri”.
Gli africani fuggono dai loro paesi “Tu invece sei europeo, la gente si chiede come mai, tu che sei europeo, vivi così!”.
Lui non risponde, gli domando: “Sei austriaco?”, “No, sono nato in Spagna, mia madre è spagnola mio padre è tedesco. Fino a sei anni ho vissuto in Spagna poi mi sono trasferito in Germania, ma, a sedici me ne sono andato perché la Germania non mi piace” e fa una smorfia quasi di disgusto.
In Italia vive a Taranto o a Potenza, gli piacerebbe vivere sempre da noi, ma, la gente non lo sostiene.
Mentre parla si evidenzia l’accento tedesco, gli chiedo il suo nome, non capisco bene la pronuncia delle lettere, me le scandisce, “Ilmar come: IL MARE. E tu come ti chiami?” “Mi chiamo Letizia. Ciao Ilmar”.

Letizia Lo Prete





martedì 10 gennaio 2017

Rapporto Onu: l'Italia non e' un Paese a misura di disabili

La Discussione del 09-01-2017

Rapporto Onu: l'Italia non e' un Paese a misura di disabili

L'Italia non è il Bel Paese. Dal rapporto del Comitato Onu sui diritti delle persone disabili, emerge un dato agghiacciante. L'Italia è un Paese nel quale il portatore di disabilità è discriminato a tal punto da rendere seriamente preoccupata l'Organizzazione Intergovernativa. Per il Comitato delle Nazioni Unite,«non vi e` alcuna sistematica integrazione delle donne e delle ragazze con disabilita` nelle iniziative per la parita` di genere, cosi` come in quelle riguardanti la condizione di disabilita`». Inoltre,«il quadro politico per affrontare la poverta` infantile dei minori disabili e` inadeguato». Per l’Onu avvengono «esperimenti medici su persone con disabilita`, effettuati senza il loro libero e informato consenso». Le cure per il dolore non vengono finanziate dal Servizio sanitario nazionale, per cui se la persona e` povera, soffre. L'Organizzazione intergovernativa è e` preoccupata«per il fatto che i bambini sono sottoposti a interventi chirurgici irreversibili di variazione intersessuale e ad altri trattamenti medici senza il loro libero e informato consenso». Inoltre,« la legge penale dello Stato consente di dichiarare le persone con disabilita` intellettive o psicosociali non idonee a ricorrere in giudizio», permettendo altresi` di sottoporle «per un tempo indefinito, a misure di sicurezza che le privano forzatamente della liberta`».


domenica 8 gennaio 2017

VIDEO MARE SENZA BARRIERE (cliccare)

Questo breve video diretto ed interpretato da Francesco Vinci (detto Ciccio) ospite al Lido San Michele, San Vito (Taranto) è una bella testimonianza di professionalità e di accoglienza che va in netta controtendenza rispetto alle tante storie di discriminazione, avvenute in tutta Italia, nei confronti dei diversamente abili che purtroppo abbiamo letto quest’estate.
Il video – ha commentato Angelo Ippolito, presidente dell’Associazione San Michele Arcangelo – è stato il più bel grazie che abbiamo ricevuto e ci rende orgogliosi del lavoro fatto.