martedì 4 aprile 2017

Il sesso unisce, la società' separa.



Un «linguaggio universale che ci porta alla stessa altezza». Ecco cos'è stato il sesso per Agata, 34 anni, nel rapporto profondo e intenso con Luca, il suo ex. Quando parla di altezza Agata non intende una differenza di centimetri tra lei e il partner, ma parla di «diversi punti di vista» da conciliare: «Il mio da seduta, come pochi, e quello di Luca in piedi, come molti». Agata è in carrozzina dalla nascita, Luca invece no.
Quando descrive la loro storia (che trovate sulla rubrica #sessoeamore su http://27esimaora.corriere.it/sessoeamore/) lei sottolinea come sia stata «un'esperienza nuova per entrambi» in cui lei, per la prima volta, si è sentita «non un panda del Wwf ma una compagna di cammino». Anche a letto.
Il tema del sesso nella disabilità è spesso tabù.
In Italia, dove le persone con una qualche forma di disabilità sono circa tre milioni, il disegno di legge sulla sessualità assistita è del 2014.
Ma prende le mosse da una sentenza della Corte Costituzionale, che riconosce tra i diritti umani fondamentali anche la sessualità, che risale al 1987. Cioè a 27 anni prima.
Tre anni dopo la presentazione del ddl, le figure degli assistenti sessuali così come le iniziative di educazione e formazione su questo tema per chi lavora o vive con i disabili, sono ancora sulla carta.
Eppure, come sottolinea Agata, le voglie sono le stesse. E identici sono «i baci e le posizioni comode e scomode per ritrovarsi piacevolmente orizzontali».
Il sesso con Luca è stato quello «del piacere tra risate e manovre da cantiere, quello del "ti insegno" dove la maestra sono io». E poi? E poi è finita. Non per colpa del sesso, anzi. Ma perché, analizza lei, «forse serviva più coraggio e sentimento per sgomitare in una società che utilizza lo sguardo come fosse una sciabola».
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Si prega leggere un appello dei soci dell’Associazione "Contro le Barriere", al seguente link: 


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