Tra le tante reazioni di indignazione e condanna nei confronti del cartello
realizzato in Lombardia da quell'automobilista multato per avere occupato
abusivamente il parcheggio riservato alle persone con disabilità, ne sono
circolate alcune in rete, convinte di difendere la
causa delle persone con disabilità.
Ma in realtà, usando la disabilità mentale
come un insulto, rafforzano esse stesse lo stigma contro le persone con
disabilità.
In quest’ultimo scorcio d’estate la notizia ha avuto un’ampia copertura
mediatica.
Sto parlando di quell'automobilista che, multato per avere
parcheggiato in un posto riservato alle persone con disabilità, ha affisso
sulla cassetta di un idrante nel parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale
Carosello di Carugate (Milano), il cartello con il seguente testo: «A te
handiccappato [sic!] che ieri hai chiamato i vigili per non fare 2 metri in più
vorrei dirti questo: a me 60€ non cambiano nulla ma tu rimani sempre un povero
handiccappato……… [sic!]. Sono contento che ti sia capitata questa
disgrazia!!!».
La Procura di Monza ha aperto un’inchiesta per diffamazione
aggravata.
Le reazioni di indignazione e di condanna sono state per lo più unanimi.
Qualcuna più riflessiva, qualcuna ironica, ma tutte improntate a
rivendicare il rispetto delle persone con disabilità e delle regole del
convivere civile.
E in effetti non ci sarebbe molto da aggiungere, salvo notare
alcune espressioni usate nei commenti circolati in rete (gli errori ortografici sono gli stessi nei testi originali):
«c’è poco da commentare è partorito con arroganza da una mente malata. Ma quel
signore deve ricordarsi di un vecchio proverbio che recita: Il signore Iddio
non paga solo il sabato ma, qualche volta, anche di domenica»;
«Semplicemente demente e ottima e cocndivisibile la sua analisi. Ho mandato una
foto al corrire che poi non hanno pubblicato di ua foto davanti la motorizzazione
di isernia che è immenso con solo alcune macchine parcheggiate ed una
dimproprieta di scuola fuida parcheggiata al,posto dei disabili. Bell’
insegnamento . Senza parole»;
«Sono un handicappato,non mi sorprende questa notizia di una persona che ha un
grave handicap in testa».
Ebbene, cosa hanno in comune questi tre commenti?
Tutti utilizzano termini
che designano la disabilità mentale («mente malata», «semplicemente demente» e
«ha un grave handicap in testa») come un insulto, lo fanno in un luogo pubblico
e con la convinzione di star difendendo la causa delle persone con disabilità.
Uno di essi, tra l’altro, dichiara di essere disabile egli stesso.
Ma costoro stanno davvero difendendo la causa delle persone con disabilità?
Direi proprio di no, stanno invece ristabilendo una gerarchia nella quale tra
le diverse persone con disabilità quelle che ne hanno una che riguarda la mente
(intellettive e mentali) si collocano “in fondo alla graduatoria” e sono
guardate con biasimo talvolta persino dalle stesse persone con altre
disabilità.
E tuttavia, se avere disabilità non genera inferiorità, ma solo maggiori
difficoltà, allora nessuno e nessuna è autorizzato a sentirsi superiore a una
persona con disabilità (anche intellettiva o mentale).
Su cosa si baserebbe,
infatti, questa superiorità?
Pertanto, chi usa termini che denotano un qualunque tipo di disabilità per
insultare (disabili o meno che si sia, anche se è più grave, quando a farlo è
proprio un disabile) non sta affatto difendendo la causa delle persone con
disabilità, sta invece rafforzando lo stigma contro di esse.
Uno stigma che,
come dimostra l’autore di quel cartello, è ancora abbastanza radicato, senza
che nessuno glielo debba confermare.
A tal proposito cliccate sul seguente link: https://controlebarriere.blogspot.it/2017/08/incontro-aperto-alla-cittadinanza-per.html
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