sabato 7 ottobre 2017

La scuola pubblica, madre o matrigna degli studenti con disabilita'?




L’anno della maturità è quello in cui tutti i ragazzi attrezzano sogni e li riempiono di un potere sfacciato. 
Dopo gli esami, faranno i conti con la vita da adulti e non sempre potranno frequenteranno l’università. 
Impegnarli sarà un problema perché il mondo del lavoro, oltre che avaro di occasioni, è spesso avaro di solidarietà. 
Un mondo occupato in gran parte da persone di mezza età non può essere accogliente per un diciannovenne; a tratti è cinico con chi è disorientato, a maggior ragione se ha una disabilità cognitivo-relazionale e non è in grado di rappresentare se stesso.
Emblematica è la seguente storia (il nome usato è inventato, ma, la storia, purtroppo è realtà).

I genitori di Giovanni, negli ultimi gi
orni di scuola, mentre con il professore di sostegno ponevano le fondamenta per il nuovo e ultimo anno scolastico di loro figlio, per accompagnarlo fuori dalla scuola senza abbandonarlo, a fine agosto, ricevono una telefonata, nella quale, con voce affranta, il professore comunica che non avrebbe potuto accompagnare Giovanni per alcuni mesi, dovuto ad un infortunio che lo avrebbe costretto ad un lungo ricovero ospedaliero.

Pertanto, Giovanni aspetta che un supplente accetti la nomina solo per alcuni mesi, fino a Natale, sperando, che quando tornerà a scuola, accetti il cambiamento.


Questa storia, attualmente è uguale a tanti altri come Giovanni, che porta i genitori degli alunni con disabilità, a forme appuntite di rabbia. 

La scuola narrata dai media è un colabrodo, una pena, quasi un’indecenza in cui talvolta singoli eroi salvano situazioni disperate. 

Oppure in cui vittime innocenti subiscono ingiustizie tanto più odiose quanto più è delicata la condizione di fragilità. 
Narrazioni estreme che si incardinano su dati di realtà innegabili ma, che non rendono conto della vita vera delle persone che, è pur vero, non senza difficoltà fanno la fatica di cercare soluzioni. 
E magari le trovano, non perfette ma, di buon senso, in una «normalità» di strepitosa bellezza che non fa notizia ma, c’è. 
Quando i media vorranno cercare le storie di fatica e bravura incastonate in un sistema così difficile da vivere, avranno reso un servizio vero creando reti di condivisione e conoscenza della realtà tutta, non a metà: quella della scuola buona che c’è sempre stata.

Qui si sono scoperti e giocati i talenti dei ragazzi con disabilità: difficoltà e bellezza, progettualità e visioni; tentativi, cadute e rialzate. Nel bene e nel male la scuola pubblica c’è stata. 

Per questo l’anno scolastico che chiude definitivamente non un capitolo ma quasi tutta la vita di mio figlio è così importante.

La scuola pubblica può essere anche matrigna, a causa di dirigenti che non rendono conto dello spirito delle leggi che, in Italia, hanno preceduto di molti anni la convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità. 

La scuola pubblica è l’unico ambiente inclusivo per legge; qui i ragazzi con disabilità si appropriano, con decisione anche se più lentamente rispetto agli altri, della propria identità civile. 

La scuola non è un parcheggio. 

Infatti a scuola si verifica e si mette in discussione anche l’operato di tutti quei professionisti che hanno accompagnato l’alunno fin lì. 
Le scuole che non si adeguano, che non accolgono, che non prevengono gli atti di bullismo, che eseguono il compitino dell’applicazione della legge, realizzano una pseudo-inclusione, quelle sì, diventano parcheggi per ragazzi.

Anche stare a scuola è una competenza da acquisire, per tutti gli alunni, con e senza disabilità. 

Per i ragazzi con disabilità intellettivo-relazionale quel pugno di anni scolastici è tutto ciò che avranno in termini di relazione autentica. 
Per questo il principio dell’inclusione scolastica ci riguarda tutti insieme: dirigenti scolastici e insegnanti curricolari, non solo di sostegno; genitori di tutti gli alunni, non solo di quelli con disabilità. 
Non sentirsi direttamente coinvolti nelle questioni, non è una giustificazione.

Riguardo al presente argomento ed altre problematiche delle persone con disabilità e con disagio sociale ed economicoogni venerdi alle 18.00, presso la sede dell'Associazione "Contro le Barriere" (Taranto - Via Cugini n. 39/40), un gruppo di persone, denominato provvisoriamente, TARANTO SENZA BARRIERE, si riunisce per organizzare attività di sensibilizzazione ed iniziative atte alle risoluzioni delle problematiche rilevate.
Per ulteriori informazioni al riguardo contattare il 340 50 688 73




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