In questi giorni il Forum Europeo sulla Disabilità, ha approvato il 2° Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea.
Questo documento dev’essere diffuso capillarmente dalle Associazioni e Federazioni che si occupano di disabilità, così come dai movimenti femminili e femministi, perché è necessario richiamare con forza l’attenzione sull’urgenza di contrastare la discriminazione multipla delle donne con disabilità.
La traduzione italiana la potrete scaricare dal seguente link:
Per capire l’importanza di questo documento è necessario fare un passo
indietro, e tornare al mese di agosto dello scorso anno, quando il Comitato ONU
sui Diritti delle Persone con Disabilità aveva richiamato l’Italia per la
mancanza di misure rivolte alle specifiche esigenze delle donne e delle ragazze
con disabilità, raccomandando che la prospettiva di genere venisse integrata
nelle politiche per la disabilità, e che la condizione di disabilità venisse
incorporata nelle politiche di genere.
Oltre a questo richiamo di carattere generale, lo stesso Comitato aveva
espresso altre preoccupazioni, con riferimento specifico alla discriminazione
di genere riguardo alle campagne di comunicazione di massa, alla violenza
contro le donne, alla mancanza di accessibilità fisica e delle informazioni
relative ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e in merito al basso
livello occupazionale delle donne con disabilità.
È questo un quadro reso ulteriormente drammatico dalla disattenzione
dell’associazionismo di settore, il quale, a parte sporadiche e circoscritte
iniziative, non è riuscito ad elaborare una riflessione, né ad avanzare una
proposta politica complessiva che prenda in esame in modo congiunto il genere e
la disabilità.
Il genere, infatti, è ancora considerato come una variabile neutra della quale
non vale la pena occuparsi personalmente, e la cui competenza è rimandata
all’associazionismo e ai movimenti femminili e femministi; i quali, dal canto
loro, non ritengono di doversi occupare anche di disabilità.
Accade così che la
discriminazione multipla cui sono soggette le donne e le ragazze con
disabilità, per il semplice fatto di essere simultaneamente sia donne che
disabili, riscuota un interesse minimo o nullo e, in assenza di specifiche
azioni di contrasto, persista indisturbata.
Ciò accade nonostante questo tipo di discriminazione sia esplicitamente
riconosciuto e richiamato anche all’articolo 6 della Convenzione ONU sui
Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge dello
Stato 18/09).
Sono spesso le stesse donne con disabilità italiane a pensare che tutti i loro
problemi derivino dall’avere una disabilità, e che le difficoltà dovute
all’essere donne siano marginali o, comunque, secondarie rispetto a quelle
imputabili alla disabilità. È evidente che – finché non ci disporremo ad
assumere un’altra prospettiva – le possibilità di cambiamento saranno davvero
scarse.
In un simile contesto, la nostra scelta di rendere linguisticamente accessibile
il Secondo Manifesto ha il significato politico di sollecitare la riflessione
su questi temi, e di richiamare con forza l’attenzione sull’urgenza di
contrastare la discriminazione multipla delle donne e delle ragazze con disabilità.
In termini operativi, un primo segnale di inversione di marcia potrebbe
scaturire dalle Associazioni che operano nel settore della disabilità, alle
quali chiediamo di ratificare il Secondo Manifesto e di promuoverne la
conoscenza a partire dal proprio interno, coinvolgendo soprattutto le donne
(con e senza disabilità).
Un secondo passaggio potrebbe chiamare in causa le Federazioni Nazionali
(FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e FAND-Federazione
tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), per fare in modo
che la riflessione sul contrasto alla discriminazione di genere diventi
condivisa, traversale alle diverse Associazioni, e porti a proposte politiche
di respiro nazionale, mirate e differenziate tenendo conto dei diversi tipi di
disabilità.
Un terzo e ulteriore passaggio dovrebbe portare al coinvolgimento
dell’associazionismo e dei movimenti femminili e femministi, non con vaghi
inviti a occuparsi genericamente di donne e ragazze con disabilità, ma
proponendo loro di aderire a proposte e iniziative specifiche, elaborate dalle
stesse donne e ragazze con disabilità a partire dalle proprie esperienze, e
dalle proprie esigenze e desideri.
Certo, si tratta di un piano ambizioso e coraggioso, che richiede impegno e
fatica.
Ma preoccuparsi solo di alcune discriminazioni (quelle legate alla
disabilità), e non di altre (quelle legate al genere), significa disconoscere
che le persone con disabilità, al pari di tutte le altre persone, sono uomini
e donne e che, in quanto tali, hanno esigenze e desideri diversi.
Pertanto,
adottare il Secondo Manifesto vuol dire semplicemente impegnarsi a rendere
visibile ed esplicita questa ovvietà, e anche ammettere che per le donne con
disabilità il percorso verso la parità è molto più difficoltoso che per le
altre donne (senza disabilità), e per gli uomini (con o senza disabilità).
Con piacere segnaliamo che la UILDM Nazionale (Unione Italiana Lotta alla
Distrofia Muscolare) ha ratificato il “Secondo Manifesto sui diritti delle
Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”. Un apprezzabile
gesto di attenzione.
Si prega cliccare sul seguente link:
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