Sebbene la normativa italiana per l’inclusione scolastica sia oggi
riconosciuta come una delle più avveniristiche e all’avanguardia nel mondo, non si può non rilevare che l’attuale nostro
modello di inclusione presenti diverse criticità strutturali.
E se queste, come
sembra, saranno affrontate ancora una volta dal Ministero con i soliti
“interventi tampone”, quelle criticità sono destinate a rimanere tali e nemmeno
nel nuovo anno scolastico si riuscirà a garantire un’inclusione realmente di
qualità agli alunni e studenti con disabilità.
Anche quest’anno l’emergenza assoluta è rappresentata
dal non più “eccezionale” e dallo spropositato numero di “docenti in deroga”,
cui il Ministero ricorre ormai da tempo in modo continuativo, anche più volte
nel corso di uno stesso anno scolastico, per coprire le tantissime cattedre di
sostegno rimaste vacanti.
Al riguardo, i numeri prodotti relativamente all’anno scolastico 2016-2017 sono
preoccupanti ed emblematici: se oltre 2 milioni e mezzo di alunni (il 33%
dell’intera popolazione scolastica) si sono trovati con almeno un insegnante
nuovo in classe, è andata ancora peggio agli alunni con disabilità, perché
almeno 100.000 di loro (il 43% dei 233.000 alunni con disabilità presenti nelle
classi di ogni ordine di scuola) hanno cambiato il docente di sostegno.
In tal senso, lo scorso anno è stato stimato che, quasi il 40% dei posti fossero coperti da docenti
precari (47.000 su un totale di 120.000).
Questa situazione preoccupante ha determinato di fatto l’impossibilità di
assicurare agli alunni/studenti con disabilità quella continuità didattica che
risulta essere un fattore determinante per favorirne il successo scolastico. Se, tale problema non cambierà affatto neppure durante il prossimo anno
scolastico, perché, in base ai dati recentemente forniti dal Ministero, ad
esempio in Sicilia ben 4.872 cattedre di sostegno sono già state assegnate in
deroga e ne sono rimaste libere oltre un migliaio.
Le cose, per altro, non vanno meglio neanche nelle altre Regioni italiane, se
si pensa che, solo a Milano, vi sarebbero ancora da affidare più di 1.400 posti
e in Abruzzo le “vacanze” sul sostegno sarebbero 1.741, in Liguria 603.
Questo vero e proprio “valzer di cattedre” si abbatte ciclicamente come uno
tsunami sul sostegno (e anche quest’anno, sfortunatamente, non farà eccezione),
perché il Ministero, nel mese di aprile di ogni anno, quando cioè dev’essere
conteggiato l’organico di diritto (il numero dei docenti necessari per l’anno
successivo), preferisce sottostimarlo e calcolarlo in difetto rispetto alle
esigenze effettive, al solo fine di risparmiare, evitando dunque di aumentare
le immissioni di insegnanti di ruolo.
Conseguenza di questa condotta non del tutto ineccepibile del Ministero è che,
quando ogni anno ad agosto si fanno i conti reali, i nodi vengono al pettine e
i vari Uffici Scolastici Regionali (USR) si trovano costretti ad integrare
l’organico di diritto con quello “di fatto”, coprendo le migliaia di esuberi e
di posti liberi, prima con le assegnazioni provvisorie (incarichi annuali
attribuiti ad insegnanti titolari che chiedono il riavvicinamento) e poi con la
“deroga” a supplenti con contratto a tempo determinato che, cosa ancor più
grave, sovente non sono neanche specializzati.
Ciò è dovuto anche al fatto che, di fronte alla penuria di insegnanti di
sostegno di ruolo a causa dei concorsi “al contagocce” e delle loro relative
tantissime non ammissioni di questi ultimi decenni, al quasi avvenuto
svuotamento delle GAE (Graduatorie ad Esaurimento) e alla scarsa disponibilità
di assegnazioni provvisorie, recentemente, si sono susseguite decisioni
ministeriali discutibili, che hanno finito con il mandare letteralmente in tilt
il sistema scolastico territoriale.
A tal proposito si ricordi la Nota Ministeriale Protocollo n. 24306 del 1°
settembre 2016, che recitava testualmente: «In caso di esaurimento degli
elenchi degli insegnanti di sostegno compresi nelle graduatorie ad esaurimento,
i posti eventualmente residuati sono assegnati dai dirigenti scolastici delle
scuole in cui esistono le disponibilità, utilizzando gli elenchi tratti dalle
graduatorie di circolo e d’istituto, di prima, seconda e terza fascia».
L’auspicio è quindi che il Ministero, ad anno scolastico ufficialmente ormai
avviato, non riproponga nei prossimi giorni quella stessa sciagurata Circolare,
perché essa, nel corso del passato anno scolastico, ha causato soltanto
danni, facendo sì che in assenza di docenti di ruolo, con le GAE praticamente
esaurite e con un numero irrisorio di posti destinati alle assegnazioni
provvisorie, migliaia di cattedre di sostegno siano state affidate ad
insegnanti senza alcun tipo di specializzazione, costringendo in tal modo le
famiglie di persone con disabilità a ricorrere sempre più spesso ai Giudici,
per dare un’istruzione adeguata ai proprio figli (8,2% per la scuola primaria e
5,1% per quella secondaria di primo grado, di cui al Sud rispettivamente il
12,4% e il 9,1%).
Ad esasperare ulteriormente gli animi dei genitori dei ragazzi con disabilità
ci ha pensato pure il Contratto Collettivo Nazionale sulla mobilità annuale del
21 giugno scorso, sulla base del quale, ad esempio in Sicilia, quasi nessuna
Provincia ha avuto per l’anno scolastico 2017-2018 molti posti destinati alle
assegnazioni provvisorie e quindi chi sta provando a rientrare sul sostegno in
questi giorni su quelle stesse Province, non ce l’ha fatta, o comunque non ci
riuscirà così facilmente.
Ma il vero paradosso è che quei posti rimasti vacanti sul sostegno in Sicilia
(ancora un migliaio, come sopra riferito), così come in tante altre Regioni, e
non solo del Mezzogiorno, potranno essere coperti nel corso di questo nuovo
anno scolastico non da docenti titolari, ma da laureati neppure abilitati, con
le semplici lettere di “messa a disposizione”.
Insomma, l’esperienza di questi ultimi quarant’anni non sembra avere insegnato
al Ministero che precarietà e scarso investimento sulla formazione degli
operatori non giovano ai nostri ragazzi e che, soprattutto, il ricorso ormai
quasi sistematico a una quantità pletorica di insegnanti per il sostegno in
deroga, non abilitati e specializzati non è garanzia di qualità dell’inclusione
scolastica.
Infine, si rammenti che le nuove modalità di formazione specifica universitaria
dei docenti specializzati e del loro arruolamento, previste dai Decreti 59/17 e
66/17, attuativi della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), entreranno a
pieno regime tra non prima di due anni. E quest’ultima non trascurabile
aggravante, ci rende ovviamente ancora più preoccupati e non ci fa ben sperare
per il presente e l’immediato futuro inclusivo delle studentesse e degli
studenti con disabilità del nostro Paese.
A questo punto, stanti così le cose e nonostante le recenti rassicurazioni del
ministro Valeria Fedeli, si teme proprio che i drammatici numeri sopra riportati e
l’atavica assenza di una “policy” a lungo termine del Ministero (con la
previsione di un Piano di formazione obbligatoria e specifica sulla didattica
inclusiva di tutto il personale scolastico e di assunzione strutturale dei
docenti specializzati; con il loro mancato transito nell’organico di diritto;
con il loro non avvenuto vincolo almeno al segmento formativo dell’alunno con
disabilità; e con l’assenza di un sostegno “diffuso” all’allievo con
disabilità, anche da parte del contesto territoriale, come confermato dalla
stessa inspiegabile cancellazione dei CTS, i Centri Territoriali di Supporto,
nel neonato Decreto attuativo della Buona Scuola sul sostegno) non potranno
garantire agli alunni/studenti con disabilità, neppure durante l’anno
scolastico 2017-2018, un processo di inclusione davvero di qualità.
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