Tutti gli insegnanti devono essere d’accordo per bocciare un alunno della
Scuola Primaria, ma la non ammissione all'anno scolastico successivo è ancora
possibile.
Anche alle Medie lo è, ma a differenza delle Elementari non serve
l’unanimità e non deve essere neppure un evento eccezionale (come alla
Primaria).
Rimane però l’obbligo di motivare la decisione.
La Buona Scuola non ha stravolto la legge precedente, come invece hanno
scritto molti giornali.
È dal 2004 che ci deve essere l’unanimità fra gli
insegnanti delle Elementari.
Per la scuola primaria la normativa precedente, del 2004, recitava: “I docenti,
con decisione, assunta all'unanimità, possono non ammettere l’alunno alla
classe successiva, all'interno del periodo biennale, in casi eccezionali e
comprovati da specifica motivazione”.
Il nuovo decreto 67 del 2017 dice che i
docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all'unanimità,
possono non ammettere l’alunna o l’alunno alla classe successiva solo in casi
eccezionali e comprovati da specifica motivazione.
In pratica, la norma non
cambia.
Anzi, è stato tolto il riferimento ai periodi biennali, per cui si può
“fermare” in ciascuno dei 5 anni.
E anche per le Medie cambia poco.
La legge del 2017 dice: «Nel caso di parziale
o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline, il
consiglio di classe può deliberare, con adeguata motivazione, la non ammissione
alla classe successiva o all'esame conclusivo del primo ciclo».
Non serve
l’unanimità degli insegnanti (sono dieci: sarebbe difficile raggiungerla), ma
ci deve essere una motivazione forte.
La novità maggiore, riguarda l’esame della terza media.
Fino allo scorso anno erano previste cinque prove scritte: era un esame molto
pesante.
Adesso gli scritti sono ridotti a tre.
Rispetto a prima, viene posto
l’accento sul valore pedagogico di questo percorso: non è automatico che
l’insufficienza corrisponda alla bocciatura.
Non rispondere agli schemi
didattici non deve significare la perdita dell’anno scolastico, a cui si deve
ricorrere solo in casi eccezionali, se si ritiene che questa soluzione possa
aiutare a recuperare le carenze.
Quando la bocciatura può essere una buona soluzione?
Può funzionare se è un progetto pedagogico, e se l’opportunità di non
ammettere un alunno all'anno successivo è stata valutata con estrema attenzione
da insegnanti che sanno fare bene il loro lavoro.
Ma è una possibilità da
soppesare molto bene, perché una bocciatura crea sempre problemi.
Ad esempio, può originare fenomeni di bullismo.
Se l’alunno
fermato è fisicamente più grande degli altri, potrebbe essere aggressivo nei
confronti dei nuovi compagni, più piccoli.
Oppure può diventare lui stesso
vittima di bullismo, se fatica a integrarsi nella nuova realtà.
Un anno, per i
bambini, è lungo quanto un’era geologica.
Quando, invece, la bocciatura è destinata a fallire?
Quando viene usata come minaccia o come una punizione: a volte succede ancora.
In quei casi sicuramente si va anche incontro a tensioni con le famiglie.
Invece deve esserci un dialogo con i genitori del ragazzo.
E' necessario che, anche se l’ultima parola spetta agli insegnanti, il
progetto sia condiviso dalla famiglia, che deve capire l’opportunità della
decisione.
Dal 2009 i genitori devono sempre essere avvisati: non possono
scoprire all'ultimo quali sono le intenzioni della scuola.
Anche perché, così,
possono provare a cercare di risolvere la situazione prima della fine
dell’anno.
Il rapporto degli insegnanti con i genitori è fondamentale!
Oggi, comunque, si boccia meno rispetto al passato.
La scuola oggi è più inclusiva.
Ed è anche un effetto dell’immigrazione.
Ad
esempio, se un ragazzo straniero è bravissimo in matematica, ma non conosce
ancora bene l’italiano, non deve certamente essere fermato: deve andare avanti,
e i suoi obiettivi devono essere mirati.
Si prega cliccare sul seguente link:
https://controlebarriere.blogspot.it/2017/08/incontro-aperto-alla-cittadinanza-per.html
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