Che cosa succederà al sostegno degli alunni con disabilità, a seguito
della sottoscrizione, il 21 giugno scorso, del Contratto Collettivo Nazionale
Integrativo (CCNI) relativo alle assegnazioni provvisorie dei docenti titolari
delle scuole di ogni ordine e grado?
Prima di rispondere a tale quesito, sarebbe opportuno precisare che, pur ritenendo la
mobilità professionale/territoriale un diritto fondamentale di ogni docente,
compresi quelli per il sostegno, bisogna convincersi che l’altrettanto sacrosanto
diritto alla continuità didattica dell’allievo con disabilità non possa essere
assolutamente garantito da insegnanti “in assegnazione provvisoria”, “in
deroga”, “in messa a disposizione” o con l’obbligo di permanenza quinquennale
nel ruolo e non nella medesima scuola, quanto piuttosto da un chiaro e
inequivocabile “vincolo” del docente specializzato all'intero ciclo
d’istruzione dello studente, vincolo di cui il Decreto Attuativo 66/17 della Buona
Scuola sull'inclusione scolastica si è scandalosamente “dimenticato”.
Ciò premesso, sarebbe un risultato deludente l’accordo da poco raggiunto dal
Ministero con i Sindacati del Comparto Scuola in merito alla mobilità annuale,
ricco com'è di deroghe e sotterfugi furbeschi rispetto al vincolo triennale dei
docenti titolari che, in ambito di sostegno, contrastano grossolanamente con lo
stesso principio di continuità didattica, già colpevolmente tradito, come detto poc'anzi, dal Decreto Legislativo 66/17.
In Sicilia, ad esempio, quasi tutte le Province non avranno per il prossimo
anno scolastico molti posti destinati alle assegnazioni provvisorie e quindi
chi volesse rientrare sul sostegno su quelle Province, non ci riuscirà così
facilmente.
Ma il vero paradosso è che quei posti rimasti vacanti sul sostegno
in Sicilia, come in tante altre Regioni, soprattutto del Mezzogiorno, potranno essere coperti non da docenti titolari, ma da insegnanti non
“specializzati e abilitati”, con le semplici lettere di “messa a disposizione”.
In molte Province, pertanto, sulla base del citato Contratto Collettivo sulla
mobilità annuale, i posti dei docenti per il sostegno non specializzati in
deroga saranno maggiori di quelli dei colleghi che potranno rientrare in
assegnazione con il titolo di sostegno.
E tale trend negativo sarà destinato ad aggravarsi ulteriormente nel prossimo
anno scolastico, poiché i posti degli insegnanti per il sostegno “in deroga”
saranno ancora più elevati (47.000 in tutta Italia; fonte: Rocco Pinneri del
Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca).
Al riguardo, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha
stimato lo scorso anno che quasi il 40% dei posti sul sostegno siano coperti
tuttora da docenti precari.
Per ultimo, ma non certo ultimo, nei prossimi giorni gli Uffici Scolastici
Regionali emaneranno i propri Decreti sui posti “in deroga”, provvedimenti
considerati “doverosi”, dopo le migliaia di ricorsi presentati solo nell'ultimo anno dalle famiglie dei ragazzi con disabilità (8,2% per la scuola primaria e
5,1% per quella secondaria di primo grado, di cui al Sud rispettivamente il
12,4% e il 9,1%).
Citando ancora la Sicilia a titolo di esempio, nello scorso anno scolastico i
posti sul sostegno “in deroga” sono stati 5.000, e nel prossimo anno saranno
senz’altro di più, così come saranno crescenti nelle altre Regioni.
Senza parlare ancora delle tantissime mancate ammissioni del cosiddetto ultimo
“Concorsone”, e dell’enorme domanda di insegnanti di sostegno (circa 120.000 in
servizio di cui soltanto il 60% circa di ruolo), che hanno letteralmente
mandato in tilt il sistema scolastico territoriale.
Si ricordi a tal proposito la Nota Ministeriale Protocollo n. 24306 del 1°
settembre 2016, che recitava testualmente: «In caso di esaurimento degli
elenchi degli insegnanti di sostegno compresi nelle graduatorie ad esaurimento,
i posti eventualmente residuati sono assegnati dai dirigenti scolastici delle
scuole in cui esistono le disponibilità, utilizzando gli elenchi tratti dalle graduatorie
di circolo e d’istituto, di prima, seconda e terza fascia». Migliaia di
cattedre di sostegno sono state perciò affidate – e continueranno ad esser
affidate – a docenti senza alcun tipo di specializzazione, costringendo in tal
modo le famiglie di persone con disabilità a ricorrere sempre più spesso ai
giudici per dare un’istruzione adeguata ai loro figli.
Questa grave situazione, ulteriormente peggiorata dal recente Contratto
Collettivo sulla mobilità annuale del personale docente, determinerà di fatto
anche per il prossimo anno scolastico l’impossibilità di assicurare agli
allievi con disabilità quella continuità didattica che risulta essere un
fattore determinante per favorirne il successo formativo.
Infatti, i numeri sopra riportati, il mancato vincolo
del docente per il sostegno con il proprio alunno/studente con disabilità per
l’intero grado di istruzione, l’assenza di un piano strutturale di assunzione
degli insegnanti specializzati e il loro mancato passaggio dall'attuale organico di fatto a quello di diritto non potranno garantire di certo
un’effettiva continuità didattica e faranno in modo che si perpetui il sistema
attuale, sulla base del quale la maggior parte degli allievi con disabilità
sono costretti, ogni anno, a cambiare docente di sostegno, ricominciando
praticamente tutto da capo (relazione educativa, nuovo metodo di insegnamento,
relazione docente-classe-alunno disabile…).
Ed è proprio soprattutto sull'ambizioso obiettivo del transito dei docenti per
il sostegno dall'organico di fatto a quello di diritto che stanno lavorando
ultimamente, “uniti e compatti”, i genitori dei ragazzi con disabilità e gli
insegnanti specializzati, mediante la presentazione di un maxiricorso, che
ponga fine a quella che chi scrive, senza timore di essere smentito, ha sempre
definito una vera e propria “vergogna nazionale”.
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