Sulla prestigiosa rivista Nature Chemical Biology è apparsa in questi giorni
una pubblicazione a firma di Stefano Pluchino, neurologo e ricercatore, che da
diversi anni studia nuove terapie con cellule staminali neurali nel trattamento
di condizioni come la sclerosi multipla.
Il suo team, composto da ricercatori italiani (Nunzio Iraci, Edoardo Gaude e
Chrsitian Frezza), dal 2010 lavora presso il Wellcome Trust-MRC Stem Cell
Institute di Cambridge (UK) dove ha svolto un ruolo essenziale nello sviluppo
dei primi studi di fase I con cellule staminali neurali, recentemente iniziati
nelle forme progressive di sclerosi multipla.
Le ricerche del gruppo si sono concentrate su un aspetto molto specifico della
biologia della cellula: gli exosomi, particelle di dimensioni molto piccole che
si formano dalla membrana cellulare e servono a trasportare e scambiare diversi
tipi di molecole tra le cellule.
Gli exosomi sono fondamentali nella regolazione del metabolismo cellulare,
delle risposte infiammatorie, della metastatizzazione dei tumori.
Il team del dottor Pluchino, da alcuni anni ormai studia gli exosomi delle cellule staminali neurali
perché hanno scoperto che svolgono una funzione importante nei meccanismi di
comunicazione tra cellule in condizioni complesse come ad esempio i trapianti.
Sono convinti che il chiarimento di queste dinamiche possa permettere lo
sviluppo di protocolli di terapia disegnati attorno alla malattia e attorno al
paziente: sono le basi di quella che adesso è nota come precision medicine o
medicina di precisione.
Riguardo agli esiti il team citato ha notato che gli exosomi delle cellule staminali neurali si comportano
come delle unità metaboliche completamente indipendenti dalla cellula madre e
sono quindi in grado di trasportare enzimi metabolici: una funzione che può
essere sfruttata per veicolare molecole curative all'interno dell’organismo.
Infatti le staminali quando arrivano nel cervello scambiano exosomi con le
cellule vicine, che sono sia del sistema immunitario, sia neuroni.
Questa scoperta può essere tradotta in nuove terapie, poiché le cellule da cui è
partito questo studio sono linfociti simili a quelli verso cui sono stati
sviluppati i principali farmaci che contrastano la malattia, cioè i medicinali
attualmente in uso per le forme a ricadute e remissioni di sclerosi multipla.
La malattia infatti è causata proprio da particolari linfociti (cellule del
sistema immunitario) che attaccano il rivestimento delle cellule nervose,
distruggendolo progressivamente e impedendo così la comunicazione tra i
neuroni.
Estendendo lo studio anche ai linfociti coinvolti nella sclerosi multipla,
possiamo immaginare di utilizzare exosomi come delle nanoparticelle naturali in
cui incapsulare enzimi e farmaci in generale.
La scoperta che le cellule staminali neurali (attualmente in fase di
sperimentazione nelle forme progressive di sclerosi multipla in due studi
clinici di fase I) possano veicolare tramite i propri exosomi degli enzimi
funzionalmente attivi e selettivi apre la strada alle terapie, dette
acellulari, in cui gli exosomi sono utilizzati in alternativa alle cellule
staminali.
In futuro si potrebbe addirittura pensare di sviluppare anche nanoparticelle
del tutto sintetiche, che mimino le principali funzioni degli exosomi, per
incapsulare il farmaco desiderato e immetterlo in vivo nel paziente, nel sito
desiderato e alla concentrazione voluta.
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